«Andiamo fino a Betlemme». Risposero così quei pastori, meravigliati da quella luce e da quell’annuncio che sapeva di divino: un angelo di D-I-O era sceso per loro, sì proprio per loro, invitandoli ad elevare l’inno di Gloria. «Andiamo fino a Betlemme e vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere»! Loro, raccolti assieme al gregge, sonnolenti e racchiusi nei mantelli…seguirono quel bagliore, prima processione al Cristo, eterna Parola del Padre, da quell’istante fatta carne.
Credo che la più bella definizione di “uomo” risieda esattamente nel termine greco anthropos, che Ovidio, nelle Metamorfosi, declinò così: «Dio diede all’uomo una fronte alta e comandò di fissare il cielo»[1]. L’uomo è anthropos (anò – athrèo – ops= su guardare occhi) colui che guarda il cielo, ed è davvero sorprendente scoprire che il termine latino corrispondente altro non è che suspiciens (da suspicio, guardare verso l’alto). Lo stesso profeta Osea ha tramandato tale accezione in uno “sfogo di Dio”: «il mio popolo….
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[1] Ovidio, Metamorfosi, Libro 1, favola 1.