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Forte come la morte è l’amore, tenace come gli inferi è la passione

(Cantico dei Cantici 8, 6)

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Eros e thanatos. Amore e morte. Il primo è passione vitale che spinge se stessi verso l’altro/a, vinti da una forza indiscutibilmente assoluta e nel contempo fragile (ci vuole così poco perché l’amore perda in fiducia)…l’eros-amore è quel moto di vita di cui siamo fatti; è fuoco luminoso e travolgente che delinea la vita fin dal primo vagito. L’eros come passione divenne mania, quasi pazzia, dalle menadi dell’antichità alle danze suadenti nelle mille e una notte…

Il secondo è un altro tipo di passione, quella meno amata e cercata ma che comunque c’è e che fin dall’antichità ha prodotto immagini, riflessioni, prediche anche itineranti comprese le sacre rappresentazioni: memento mori, la morte. Passione distruttiva e devastante che pare annullare le fatiche di tutta una vita, abbandonandole nel nulla.

Le due parole sono greche perché affondano le proprie radici nella cultura greca e sono state motivo di ispirazione per le generazioni seguenti. Eros e Thanatos sono due istinti che si vorrebbero lasciare agli antipodi, volutamente distanti.

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(James Christensen, eros e thanatos)

Il mondo di oggi impiega ogni sforzo per annullare la morte, esorcizzandola con abbondanza di erotismo più che di amore, riempiendo la vita di cose[1], con supplementi di bellezza chirurgica per nascondere i segni del tempo, con discorsi legati in modo unidirezionale all’importanza di amare, dimenticando l’inesorabile realtà dell’umano finire. L’amore vissuto nel tempo è consumato, ma non perduto…la consumazione dice la profusione di sé. È il sacrificio di sé.

[1]  Freud, nel saggio “Al  di  là  del  principio  del  piacere”,  giunge  ad  esporre  il  suo pensiero sul rapporto Eros-Thanatos analizzando la  pulsione, che  nella  terminologia  psicanalitica  non  è  l’istinto,  perché non è  relativa  ad  un bisogno   specifico,   ma   è   una   forza   psichica   e   fisica   d’origine   interna all’individuo  che  lo  anima  perennemente  e  costituisce  il  motore  del  suo apparato psichico per cui  la persona vuole giungere al massimo del piacere ed allo sfogo totale delle tensioni; ma queste tensioni, chiamate da Freud “il frastuono  dell’eros”, continuamente  risorgono  e  sono  frutto  di  quel  tipico aspetto della personalità umana eternamente scontenta.

Eros-amore: amando ci si accorge che tutte le nostre energie sono consumate, perché l’amore vero dice dono totale di sé nel bene; ma se tutte le mie energie sono consumate nel bene come sarà la mia vita? Sarà buona. È l’amore l’ambiente dell’Assoluto. Solo lì il nostro amore è anche con-summato, cioè portato al Sommo, al divino creatore.

Forte come la morte è l’amore.

Italia. XIII secolo. Castello di Gradara: qui avvenne l’uccisione di Paolo e Francesca da parte del marito tradito, storia famosissima narrata da Dante nella Divina Commedia; il poeta, nella sua opera, pone gli sventurati amanti nel secondo cerchio dell’Inferno tra i lussuriosi e li presenta al lettore ancora insieme anche da morti, perché il loro amore è tanto forte da tenerli uniti per l’eternità[2].

[2] Mentre in Dante la visione cristiana perpetua la vita oltre la morte nell’aldilà, in una dimensione ultraterrena, in Shakespeare la vicenda dei giovani innamorati è circoscritta alla terra e serve da monito alle famiglie rivali che, solo dinanzi alla morte dei loro giovanissimi figli, comprendono la stupidità mortifera del loro odio.

dore

“Fratelli, a un tempo stesso, Amore e Morte

ingenerò la sorte

cose quaggiù sì belle

altre il mondo non ha, non han le stelle.

Nasce dall’uno il bene

nasce il piacer maggiore

che per lo mar dell’essere si trova;

l’altra ogni gran dolore,

ogni gran male annulla”

(Giacomo Leopardi, Amore e morte)

Splendide e illuminanti ancora le parole presenti nella liturgia funebre: “ai tuoi fedeli, Signore, la vita non è tolta ma trasformata”, perché il bene non viene buttato, perché anche solo un bicchiere d’acqua dato nel Suo nome ci verrà restituito cento volte tanto nell’eternità.

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(Enza Voglio, pathos e thanatos)

L’eternità profuma di amore. Così come i cimiteri…luoghi di riposo nella morte ma che sono un inno all’amore, perché non siamo fatti per la morte. La morte è solo la penultima parola. L’ultima parola spetta alla Vita. Perché una tomba è troppo piccola per contenere l’amore. I cimiteri traboccano di amore…

“Se non ritrovassimo poi coloro che qui abbiamo amato

Sanguinerebbe per sempre la nostra vita…”

kk

Quanto si dovrebbe scrivere sull’argomento eros e thanatos!

Noi preferiamo accennarlo tramite la Collettiva Associati del prossimo dicembre, secondo le creative intuizioni di ciascun artista, libero di esprimere questo atavico rapporto, forte tanto quanto quello tra luce e tenebra, bene e male.

schiele

(Egon schiele, amore e morte, 1915)